La consegna: "Scrivi una pagina di diario, fingendo di essere un ragazzo che confida di sentirsi in pericolo e di avere sempre paura".
Caro diario,
sono sempre io, qui con la solitudine, il silenzio e la paura.
Come ben sai da molto tempo ormai, questi tre tiranni mi perseguitano. Quando esco di casa, mi sento più sola che mai. I miei amici sono rimasti in Palestina, lì dove li ho lasciati prima di partire. Per i miei genitori non esisto nemmeno e, quando provo a parlar loro dei miei problemi ad integrarmi a scuola, loro neanche mi ascoltano. Per fortuna hanno avuto la decenza di regalarmi te, caro diario. Infatti tu sei l'unico che mi sa ascoltare, anche senza rispondermi. Come ti stavo dicendo, la paura mi sta bruciando l'anima. La paura di cosa? Mi diresti se potessi parlare. La paura di loro, dei razzisti. Questi ragazzi mi perseguitano solo perché sono ebrea e quindi di un'altra religione, di un'altra comunità. Ma in cuor mio so che un giorno capiranno che io sono una ragazza come loro, con gli stessi diritti. Infatti, oltre al dolore fisico che mi procurano, c'è un dolore più forte che proviene direttamente dalla mia anima. Quando mi prendono in giro e mi picchiano, io non sto affatto bene e mi sento diversa. Però non voglio dar loro la soddisfazione di mostrarmi ferita, perché so che continuerebbero a trattarmi come un'estranea, come un'ebrea.
A scuola ho studiato tutto della Seconda Guerra Mondiale. Come sono state trattate le persone, neanche fossero animali. Noi siamo esseri umani e abbiamo il diritto di vivere proprio come loro.
Caro diario, nonostante io cerchi di mostrarmi forte e senza paura, in realtà il terrore dei razzisti mi sta distruggendo e, appena potrò, scapperò via di qui, non ne posso più. Voglio dar voce ai miei diritti, a quelli di tutti noi ebrei, perché siamo persone, bambini e abbiamo il diritto di crescere proprio come sono cresciuti i tedeschi. Sono sicura, anche, che un giorno troverò il coraggio di dirglielo in faccia a questi ragazzi, cosa proviamo noi ad essere trattati così. Per ora mi limito ad avere paura e a vivere, seppure nel terrore di come sarà il futuro. Questa vita deve finire: mi alzo per andare a scuola e, appena esco dal cancello di casa mia, mi piovono addosso sassi e pietre fino all’ entrata a scuola. Una volta dentro, mentre batto i denti all’ idea di cosa mi succederà, ecco che mi arriva un calcio negli stinchi, subito seguito da uno sgambetto che mi fa finire a pancia a terra. Per tutta la giornata seguono scherzi di questo tipo.
Ho paura e forse continuerò ad averne per sempre, ma devo provare a sconfiggerla e a trovare il coraggio che è racchiuso in me.
Caro diario, dammi la forza di continuare a vivere, seppure nel terrore, in questo mondo dove la libertà non esiste e la paura è sempre in agguato.
A presto, bacioni,
VITTORIA PAGLIALUNGA 2 B
bravaaaa
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